venerdì, dicembre 22, 2006

Quiete

Piccole onde
increspano appena
la superficie del lago
e si frangono a riva
senza rumore.
La luna
si leva tranquilla
tra le nebbie e i silenzi,
illuminando
il cielo immenso.
Il tempo e gli errori
scorrono piano
dentro di me,
ora che luci riflesse
ed infinite distanze
mi separano da ogni cosa.

mat

Nutrire l'anima

"Se hai due pezzi di pane danne uno ai poveri, vendi l'altro e compra dei giacinti per nutrire la tua anima."
Poesia indù

Oggi mi sento così ...

mat

La conchiglia

"Il fatto che qualsiasi corpo arrivasse me dall'eternità, mi faceva rabbrividire. Il fatto che una cosa fosse proprio così e non altrimenti, mi riempiva di stupore. Un giorno, davanti ad una conchiglia, mi resi con la massima chiarezza che il suo modo di esistere non era sordo come avevo pensato fino a quel momento."
Alfred Kubin (L'altra parte)

mercoledì, dicembre 20, 2006

Razionalità

Ogni risposta
è una gabbia.
Ogni idea
è una prigione,
per la nostra mente,
che ha disimparato
a vagare
libera
nell’essere.

mat

Rincrescimento estremo

"Due sono le persone che provano rincrescimento quando muoiono: chi aveva dei beni e non li ha goduti e chi aveva istruzione e non se n'è servito."
Sa'di (Golestan)

Aggiungerei (e mi sembra il più importante):
... chi aveva amore e non l'ha donato.

mat

venerdì, dicembre 15, 2006

Perché avvengono le cose? (3) – Esplorare

"Sono irrequieto.
Sono assetato di cose lontane.
La mia anima esce anelando
di toccare l'orlo dell'oscura lontananza.
...
Dimentico, sempre dimentico,
che non ho ali per volare.
...
Dimentico, sempre dimentico,
che non conosco la strada,
che non ho il cavallo alato."
Rabindranath Tagore (Il Giardiniere)


... ma com'è bello questo cercare,
questo avanzare a tentoni,
incerto ed imperfetto.
Com'è bello ogni giorno
esplorare la nostra vita
ed amarla fino in fondo,
senza incertezze.

mat

Riflessi

Vita e morte:
riflessi equivalenti
dell'infinito esistere.
Da sola
l'una
non potrebbe
vivere,
l'altra
non potrebbe
morire.

mat

martedì, dicembre 12, 2006

Perché avvengono le cose? (2) – Nel bosco e nella nebbia

"Qui raggiungiamo la grande barriera del pensiero... Mi sento come se fossi improvvisamente entrato in un grande banco di nebbia nel quale il mondo familiare è scomparso"
Sir Bernard Lovell

Quando penso agli eventi che accadono, io ho la medesima sensazione. Mi sembra di essere in un bosco con la nebbia: sono circondato da alberi, l’orizzonte è molto limitato in tutte le direzioni. Gli alberi e la nebbia non permettono di vedere lontano, non c’è nulla che indichi la strada giusta, ma devo comunque scegliere una direzione.
Nella vita di tutti i giorni è la stessa cosa: siamo circondati da eventi che accadono, alcuni sembrano collegati tra di loro, altri sembrano avvenire per caso, su alcuni possiamo influire, altri sembrano non modificabili. Gli eventi più lontani nel passato, nel futuro o semplicemente lontani dalla nostra vita fisica sono avvolti nella nebbia.
Poiché dobbiamo comunque vivere, il bosco e la nebbia rendono la nostra vita una continua esplorazione e scoperta, dove dobbiamo continuamente scegliere, ma non possiamo prevedere le conseguenze finali delle nostre scelte.
Per assurdo infine, siamo liberi di scegliere proprio perché non possiamo prevedere fino in fondo le conseguenze delle nostre scelte, altrimenti saremmo sempre in grado di riconoscere la strada migliore per il compimento della nostra vita. E non potremmo non sceglierla!

… la riflessione continua.

mat

giovedì, dicembre 07, 2006

Marquez

- Siamo sempre stati poveri e non ci è mancato nulla - gli disse.
- Il fatto è diverso - gli disse il generale. - Siamo sempre stati ricchi e tutto ci è mancato. -

Gabriel Garcìa Màrquez (Il generale nel suo labirinto)

mercoledì, dicembre 06, 2006

Perché avvengono le cose? (1)

"Se infatti la Creazione non avesse lo scopo fondamentale di servire lo spirito, sarebbe assurda, priva di senso."
Mircea Elide (Lo Yoga)

Perché avvengono le cose?
La risposta può essere di tre tipi:
- causa-effetto: ogni evento è il risultato degli eventi precedenti,
- destino: ogni evento accade per realizzare uno scopo finale,
- caso: non c’è un disegno organizzato.

Il meccanismo causa-effetto è quello più “vero” nella nostra esperienza, ma spiega le cose fino ad un certo punto.

Se ad esempio sono stato coinvolto in un incidente automobilistico, c’è tutta una catena di eventi che lo spiega: ero lì perché dovevo andare in un certo posto, la strada era sdrucciolevole per la pioggia, andavo troppo veloce perché ero di fretta, ero di fretta perché la sera prima ero andato a letto troppo tardi, …
Però tutta questa catena di cause mi ha portato ad investire un altro automobilista che stava facendo il suo percorso regolare e la sua catena di cause non l’avrebbe portato ad avere un incidente: andava piano, era attento, … .
Però se lui non fosse passato di là in quel momento, nemmeno io avrei avuto l'incidente ...

Il fatto che l’incidente sia avvenuto richiederebbe quindi una spiegazione di “secondo livello”:
- causa-effetto: c’è una catena di cause “comuni”, che non riusciamo a vedere,
- destino: c’è uno scopo finale che non riusciamo a vedere,
- caso: è accaduto, ma non è spiegabile.

Nella realtà quindi non riusciamo a spiegare fino in fondo la maggior parte (forse tutte) le cose che ci accadono.
Questo ha delle conseguenze importanti nella nostra vita su cui vorrei riflettere nel prossimo post.

mat

martedì, dicembre 05, 2006

Siamo tutti responsabili

Come luce,
ogni nostro piccolo pensiero
si riflette nel mondo,
rendendolo più colorato
oppure più grigio.

Come vento,
ogni nostra piccola azione
si disperde nel mondo,
donando gioia
oppure dolore.


Ogni 7 secondi un bambino muore di fame.

E' bello pensare, è bello scrivere, ma non basta: emozioni e pensieri devono sfociare nell'azione, altrimenti resta la frustrazione di un percorso incompiuto.
Voglio trovare uno sbocco "operativo" a questo blog.

mat

lunedì, dicembre 04, 2006

53 minuti alla settimana

Era un mercante di pillole perfezionate che calmavano la sete. Se ne inghiottiva una alla settimana e non si sentiva più il bisogno di bere.
"Perché vendi questa roba?" disse il piccolo principe.
"È una grossa economia di tempo", disse il mercante, "Gli esperti hanno fatto dei calcoli. Si risparmiano 53 minuti a settimana".
"E cosa se ne fa di questi 53 minuti?"
"Se ne fa quel che si vuole..."
"Io", disse il piccolo principe, "se avessi 53 minuti da spendere, camminerei adagio adagio verso una fontana..."»
Antoine de Saint-Exupery (Il piccolo principe)

Senza altre parole.

mat

venerdì, dicembre 01, 2006

Coffee Break - Luoghi

Piccola lista dei posti che mi piacciono e di quelli che non mi piacciono.

Belli:
1) San Candido - Innichen: uno splendido paesino sulle Dolomiti a me molto caro
2) Londra: il posto dove vorrei vivere se dovessi andarmene dalla mia città
3) Il Chianti: uno dei posti più belli del mondo
4) Il sud della Spagna: sia il mare, che le città dell'interno
5) Rio de Janeiro: pericoloso, ma stupendo
6) La Val Veny: sotto il Monte Bianco

Brutti:
1) La Stazione Centrale di Milano: grigia, triste e rumorosa
2) Rovigo: nebbia e vuoto
3) Il Belgio (tutto!): sporco, disordinato, pieno di sè, mi mette tristezza
4) Cincinnati (USA): ci ho passato una settimana da solo per lavoro e non ho trovato nulla di interessante
5) Gibilterra: mette tristezza quel pezzo di Inghilterra fuori contesto
6) L'aeroporto di Heathrow: stressante

Ciao, mat

Del donare

"Vi sono quelli che danno poco, del molto che hanno
e lo danno per averne riconoscenza
e tale loro nascosto desiderio rende abbietti i loro doni.
E vi sono quelli che danno tutto il poco che hanno.
Sono questi i credenti nella vita e nella sua munificienza
e il loro forziere non è mai vuoto.
Vi sono quelli che danno con gioia
e quella gioia è la loro ricompensa.
Vi sono quelli che danno con pena e stento
e quella pena è il loro battesimo.
Vi sono quelli che danno senza pena nel donare,
nè cercano gioia,
nè danno preoccupandosi della virtù;
essi danno così come fa il mirto, laggiù nella valle,
che effonde nell'aria la sua fragranza."
Kahlil Gibran (Il profeta)


Non si parla di donare cose fisiche, ma di donare se stessi alla vita.

mat

giovedì, novembre 30, 2006

Il tempo più dolce

"... ma come dei cibi sceglie i migliori, non la quantità, così non il tempo più lungo si gode, ma il più dolce."
Epicuro (Lettera sulla felicità)

Non voglio perdere un solo minuto della mia vita in attività grige o noiose.

mat

mercoledì, novembre 29, 2006

La vita divina (4) – Quello che io credo

“Non avevo né guida, né luce, eccetto quella che brillava nel mio cuore, questa luce mi guidava più sicura di quella del mezzogiorno nel luogo in cui mi attendeva Colui che mi conosce perfettamente.”
S. Giovanni della Croce

Sento che la mia via sta in mezzo tra il cristianesimo e le religioni orientali.

Credo che la vita sia infinita, che il mio essere esista da sempre e per sempre.

Vivere è pensare, agire, provare emozioni, gioire, comunicare, … ma non è solo questo. Non si può definire la vita e del resto non servirebbe a molto imprigionarla in concetti chiari e logici.

Questo corpo fisico è per il momento il supporto alla nostra vita e penso che una volta morti non torneremo in un altro corpo fisico. Da qui due considerazioni: la prima è che dobbiamo fare l’uso migliore di questo corpo dal momento che è un’opportunità che non ci verrà data una seconda volta, la seconda è che non dobbiamo pensare che la vita sia tutta qui.

Dopo la morte fisica, la nostra evoluzione continuerà. Nessuno però può sapere che cosa succederà dopo la morte, perchè la nostra vita sarà così diversa da risultare “non-pensabile” con la nostra mente. Noi facciamo molte ipotesi per immaginare "l'aldilà": incorporeità, assenza delle dimensioni spazio-tempo, comunione di tutti gli esseri, … ma in realtà non riusciamo nemmeno ad avvicinarci alla comprensione di come sarà veramente.

Penso che non si possa spiegare “perché” esiste la vita, in quanto la logica è soltanto una rappresentazione della nostra mente, che vale per i fenomeni quotidiani, ma non è applicabile alla metafisica.

Non riesco a vedere il Bene ed il Male in assoluto, di cui uno è giusto e l’altro è sbagliato per qualche ragione metafisica. Il bene è quello che ci porta verso la gioia ed il male è quello che ci porta verso la sofferenza. Questo non significa assolutamente che dobbiamo cercare la soddisfazione immediata dei nostri desideri e piaceri, perché non è questa la strada verso la felicità, anzi io credo che riuscire ad accontentarsi di poco ed essere distaccati dai desideri sia la sola strada verso la felicità.

Per oggi mi fermo qui.
mat

martedì, novembre 28, 2006

Che cos'è una preghiera

"Non è per me che chiedo aiuto. So che tutte le forme in cui risiediamo devono perire ... ma è questo ciò per cui vi prego: non lasciate che periscano prima che abbiano adempiuto allo scopo per cui furono create."
Lama Anagarika Govinda (La via delle nuvole bianche)

Io non riesco a pregare: non so bene a chi rivolgermi, non riesco a sentire qualcuno “dall’altra parte” che veramente stia lì ad ascoltare le mie preghiere ed intervenga nel mondo per esaudirle.
D’altra parte quasi tutte le religioni comprendono la preghiera e dichiarano che se si prega con convinzione e se la causa è giusta, si verrà esauditi.
La preghiera consiste quindi nella combinazione di fede e dell’incontro della volontà dell’uomo con quella di Dio. A quel punto le forze dell’uomo vengono moltiplicate e si riescono ad ottenere risultati incomprensibili per la logica umana.
Io non riesco ad immaginare un Dio che interviene attivamente nella vita del mondo, superando le leggi fisiche e modificando i flussi di causa-effetto che determinano gli avvenimenti.
Credo invece che la nostra volontà abbia un potere molto più forte rispetto a quello che normalmente crediamo e che la fede, la preghiera ed il sacrificio siano soltanto “tecniche” per focalizzarla sul raggiungimento di certi risultati.
Sono comunque convinto che, indipendentemente da come vogliamo spiegarla (potere della nostra volontà oppure aiuto da parte di un Dio "interventista"), ognuno di noi ha la potenzialità di realizzare più di quanto normalmente creda.

mat

P.S. Se avete tempo e voglia andate a leggervi questa semplice favoletta che mi ha spedito ieri un'amica che non sentivo da molto tempo: http://www.pinu.it/trappola_topi.htm.

lunedì, novembre 27, 2006

Confuso

Inquieto,
scelgo la strada
del dolore.
Osservo
la mia vita,
che oggi,
confusa,
non riesce a volare.

Oggi è una brutta giornata: mi sento fragile e triste.

mat

sabato, novembre 25, 2006

Polvere gettata controvento

"Il male fatto a un innocente
è come polvere gettata controvento.
Esso si ritorce contro chi lo fa."
Dhammapada

... credo che questo sia vero per tutto il male.

mat

venerdì, novembre 24, 2006

Coffe Break - Piccoli piaceri e dolori

Cerco di fare una classifica dei piccoli piaceri e dolori personali nella mia vita quotidiana.

PIACERI
1. Il rilascio di endorfine dopo lo jogging
2. Il sesso
3. Governare una barca a vela con vento forte
4. Le coccole
5. Respirare l’aria pura, fredda e rarefatta dell’alta montagna
6. Arrampicare
7. Una chiacchierata profonda con un amico/a
8. Svegliarmi riposato in un posto nuovo
9. Guardare il cielo limpido
10. Caffè e brioche al mattino

DOLORI
1. Avere mal di testa
2. Essere troppo stanco
3. Essere circondato da persone tristi
4. Addormentarmi la sera da solo in albergo (quando sono in giro per lavoro)
5. Parlare con chi non sa ascoltare
6. Svegliarmi presto per prendere l’aereo
7. Essere in un locale poco accogliente oppure troppo rumoroso
8. Avere tutte le prossime settimane già programmate
9. Arrivare in ritardo
10. Fare la fila

mat

Fiori e stelle

"Rivestita di fatti la verità si sente oppressa; nel costume della poesia si muove disinvolta e libera".
Rabindranath Tagore

Il tempo
scorre piano
sotto queste stelle,
che paiono fisse.
Immagini
di mondi lontani
si riflettono
per un attimo
nei miei occhi,
mentre immagino
il mio essere
stupendo.
Come fiori e stelle
ed ogni cosa
che esiste.

mat

giovedì, novembre 23, 2006

La vita divina (3) – Altre domande senza risposta

Nonostante le differenze tra le diverse visioni della vita, tutte le religioni hanno la stessa certezza: esiste un’anima, diversa dal corpo, che sopravvivrà dopo la morte fisica e che deve seguire un percorso evolutivo.

Ma perché l’anima deve evolvere?
Non era possibile crearla già evoluta?
Ed ancora:


Perché nel suo percorso di evoluzione l’anima deve ad un certo punto entrare nel corpo?
E più in generale:

Che cosa aggiunge alla VITA DIVINA l’evoluzione di tutto il nostro universo fisico?
La spiegazione più immediata a questo punto mi sembra essere la metafora di Adamo ed Eva della bibbia: le forze del bene (Dio) hanno creato un mondo fisico perfetto perché era una cosa bella, ma esistono delle forze del male che sono riuscite a rovinarlo.
In realtà potrebbe essere altrettanto vero che il mondo è stato creato dalle forze del male e le forze del bene lo stanno migliorando (il progresso?).

In ogni caso questo significa che c’è una lotta in corso anche in questo momento tra bene e male.
E se c’è una lotta significa che non si può sapere chi sarà il vincitore.

Che cosa succederà allora se dovessero vincere le forze del male?
Siamo DAVVERO in una guerra in cui la posta in gioco è la felicità o la sofferenza di tutti gli esseri (sembra fantascienza)?

Anche la spiegazione orientale prevede l’esistenza di forze del bene e del male, ma le pone all’interno della nostra mente o del nostro essere, senza spiegare però perché il nostro essere individuale sia stato creato così.

Siamo ai confini delle mie capacità di pensiero: ogni spiegazione ha delle contraddizioni e le regole della logica non sono più applicabili.
Oltre questo punto nella mia mente c’è soltanto una parete di roccia nera, liscia e non scalabile. Sono in un vicolo cieco.
Come in montagna bisogna ridiscendere e tentare di raggiungere la cima per un’altra via... mi vengono in mente le parole di Erasmo da Rotterdam nel suo Elogio della Follia:
"D'altra parte perché una definizione, che sarebbe quasi un'ombra e un'immagine, quando potete vedermi con i vostri occhi?".

mat

mercoledì, novembre 22, 2006

La vita divina (2) – Domande senza risposta

Tre sono per me le principali differenze tra le rappresentazioni della vita del cristianesimo e di alcune religioni orientali (induismo e buddismo in particolare).

La più evidente mi sembra il fatto che nella concezione orientale abbiamo un tempo infinito davanti a noi per evolvere, rimediare gli errori ed ottenere l’illuminazione.
Secondo il modello cristiano ci giochiamo invece tutta l’eternità durante questi pochi anni di vita fisica.
Perché non sarà possibile cambiare il nostro destino dopo la morte del corpo, se l’anima sopravvive?
Davvero non sarà più possibile evolvere, per il resto dell’eternità?
Un’altra grossa differenza è nel concetto di responsabilità individuale sul proprio destino: nelle religioni orientali siamo nati tutti uguali ed ognuno di noi sta oggi raccogliendo i frutti delle azioni da lui stesso eseguite in tutto l’arco delle vite passate (karma).
Il cristianesimo prevede invece la creazione di ogni anima in momenti diversi e con opportunità diverse (i famosi “talenti” della parabola del vangelo). Siamo quindi tutti diversi perché Dio ci ha creati così ed il nostro destino è pesantemente influenzato dalla volontà divina.
Ma allora perché tutte queste differenze?
Perché Dio vuole che alcuni bambini si ammalino gravemente e muoiano?
Perché alcuni di noi nascono in posti dove moriranno di fame, mentre altri saranno circondati da amore, fortuna e ricchezze?
La terza differenza riguarda il nostro futuro lontano: la visione cristiana immagina per noi un’eternità fatta di esseri individuali. La stessa resurrezione dei corpi è una metafora del mantenimento della nostra individualità.
Le religioni orientali ed in particolare il buddismo immaginano invece le vite individuali destinate ad annullarsi nell’Essere.
Ma allora perchè esistono oggi le nostre vite individuali?
Non muore forse la nostra anima annullandosi nell’Essere?
Ragionando con la nostra logica su questi concetti estremi, si arriva continuamente a vicoli senza uscita.
Sarà necessario prima o poi abbandonare i pensieri ed esplorare altri spazi …

mat

martedì, novembre 21, 2006

La vita divina (1)

"Che cos'eravamo prima di nascere e che cosa siamo dopo la morte, sono le domande e la risposta dell'una dipende da quella dell’altra."
Sri Aurobindo (La vita divina)

Alcune immagini per capire da dove veniamo e dove andiamo.
Sono soltanto immagini che sento dentro di me: i migliori filosofi hanno ragionato su questi temi per migliaia di anni, senza trovare una sola certezza, quindi non mi aspetto di poterla trovare io.
Il cristianesimo immagina la continua creazione di anime da parte di Dio. Le anime vengono create ed “inserite” nei corpi umani: da quel momento avranno una vita individuale eterna. L’immagine è quella di linee che iniziano da un punto e proseguono all’infinito.

Molte religioni orientali pensano invece ad una serie di vite individuali, esistenti da sempre. Tali vite erano inizialmente perfettamente uguali ed ora stanno seguendo percorsi evolutivi diversi attraverso diverse “vite” fisiche e finiranno per ricongiungersi nell’unica “Vita” o “Essere”, non più individuale, ma universale. L’immagine è opposta a quella del cristianesimo: molte linee che non hanno un inizio e finiranno per riunirsi in un unico punto.

Mi piace completare questa immagine con un’altra, che proviene dall’induismo. Le vite individuali sono come le onde nell’oceano: movimento temporaneo della superficie dell’acqua, continuamente destinate a nascere ed annullarsi, in una danza infinita, nella quale nessun’onda può esistere indipendentemente dall’oceano e dalle altre onde.

Un’altra immagine che ho dentro di me fin da quando ero ragazzo è che la “Vita” sia una cascata d’acqua, mentre le nostre vite individuali sono dei tubi opachi attraverso i quali l’acqua passa per poi uscire e ricongiungersi alla cascata.

Nei prossimi post vorrei riflettere sui diversi modi di vedere la vita che derivano da queste immagini così diverse.

Mi piacerebbe anche che qualcuno descrivesse le immagini della vita che porta dentro di sé.

mat

lunedì, novembre 20, 2006

Il mondo virtuale

Nel mondo virtuale ero diventato finalmente qualcuno.
Ero stato eletto governatore di V-Land, una piccola isola nel CyberWorld. Era stata dura, ma avevo vinto. Negli ultimi mesi avevo passato quasi tutto il mio tempo davanti allo schermo: gli impegni mi costringevano a lunghe ore di lavoro nel palazzo del governo di V-Land.
Con il mio governo V-Land prosperava, nuovi abitanti si insediavano, l’economia era florida.
Avevo perfino trovato l’amore: una giornalista molto carina con cui convivevo da quasi un anno.

La vita reale invece andava a rotoli: la notte non dormivo, di giorno mi trascinavo al lavoro, ma i miei pensieri erano rivolti ai ben più importanti compiti che avevo nel mondo virtuale. Non avevo più amici reali, uscivo di casa il meno possibile. Avevo un aspetto bianco, gli occhi affaticati, i muscoli flaccidi ed infine la notizia peggiore: mi avevano trovato un cancro ai polmoni!

Ne parlai con la mia compagna virtuale e lei mi disse:
- Devo confessarti una cosa, ma devi giurarmi di mantenere il segreto, sia qui che nel mondo reale.
Giurai.
- Io sono morta di cancro 165 anni fa.
Non capii subito.
- Nella vita reale sono morta di cancro 165 anni fa. Avevo 72 anni.
- E chi ti “gestisce”? Chiesi, non trovando parole migliori.
- Nessuno. Ho trasferito tutti i miei pensieri e le mie emozioni dal mondo corporeo in questo mondo, dove non esiste la morte.
- Come è possibile?
Chiesi: non poteva essere vero.
- Tutto il mio cervello è stato analizzato e replicato in un software che da quel momento funziona
esattamente come la mia mente: pensieri, ricordi, emozioni …
Il problema è che l’analisi del cervello deve essere fatta nell’istante in cui muori: se sei vivo, la situazione è troppo fluida e l’analisi non è possibile, qualche minuto dopo la morte inizia il processo di decadimento delle cellule ed è troppo tardi.
Rimasi zitto.
- Il vero punto è che poiché la macchina di analisi è molto ingombrante, tu devi essere lì al momento della morte.
Ancora non capivo.
- … un giorno decidi, vai da loro, loro ti addormentano. Poi ti fanno un’iniezione … e quando muori, trasferiscono la tua mente nella rete.
Era un’idea terribile: era il suicidio del corpo per rendere immortale la mente.

- In fondo che cosa ti resta dall’altra parte? Continuò.
- Malattia, sofferenza, fallimento e solitudine ed infine la morte. Qui invece hai me, potremo vivere per sempre: senza vecchiaia, senza morte. E poi sei governatore: in fondo hai il dovere morale di impegnarti per questo paese.

Ci riflettei per alcune settimane, poi decisi.

Nella vita fisica sono morto da molti anni ormai.

mat

sabato, novembre 18, 2006

Positive things ...

"Positive things happen to positive people."
Larry (un mio amico americano).

venerdì, novembre 17, 2006

Coffee Break (2) – Di che colore è …

andare: verde
imparare: azzurro
amare: azzurro
parlare: giallo/ocra
ascoltare: azzurro
giocare: rosso
aspettare: bianco (ovvio!)
stare male: grigio
essere felici: io sento due tipi di felicità molto diversi tra loro. Il primo è giallo chiaro ed è la felicità soltanto interiore, slegata da qualsiasi attività esterna, mi capita solitamente quando sono solo, spesso in ambiente chiuso. Quando invece sto facendo qualcosa che mi rende felice, quella felicità è di colore azzurro scuro.
morire: nero con un piccolo puntino bianco

giovedì, novembre 16, 2006

Ragione

RAGIONE, sost, f., meccanismo immaginario sul quale si scarica la responsabilità del pensare.
-- Renè Daumal (La Gran Bevuta)

Ogni risposta
è una gabbia.
Ogni idea
è una prigione
per la nostra mente,
che ha disimparato
a vagare
libera
nell’essere.

mat

mercoledì, novembre 15, 2006

Emozioni distruttive

Sembra che molte emozioni distruttive possano essere ricondotte a queste tre fondamentali:
- ira/odio
- avarizia
- ignoranza.
L’ira nasce da una mente infelice, l’avarizia dalla mente non equilibrata, l’ignoranza dalla pigrizia.

Ogni emozione distruttiva ha un suo antidoto positivo:
- tolleranza/compassione
- non attaccamento
- conoscenza.

Le emozioni distruttive hanno molte conseguenze negative:
- ottenebrano la mente
- rendono difficili i nostri rapporti con gli altri
- fanno male al nostro fisico
- causano sofferenza a noi ed agli altri

Gli antidoti hanno invece le conseguenze positive opposte:
- rendono la nostra mente più lucida
- ci rendono amati
- fanno bene al fisico
- portano gioia

Le emozioni dipendono da noi: gli stimoli esterni hanno importanza, ma soltanto fino ad un certo punto.
Le emozioni sono nella nostra mente, vivono delle nostre energie e della nostra attenzione.
Sta a noi coltivare le emozioni che desideriamo, non alimentando le altre.

Ciao, mat

martedì, novembre 14, 2006

È difficile essere liberi

Il legame più forte
non è una catena di ferro,
né una morsa di legno, né una fune,
ma l'attaccamento a un gioiello,
ai figli, a una donna.
-- Dhammapada

La vera libertà consiste nel non far dipendere la nostra felicità da persone o cose al di fuori di noi.
L’uomo incapace di separarsi dai propri desideri sarà infelice come l’avaro incapace di separarsi dal proprio denaro.
Non i desideri ci imprigionano, ma il nostro attaccamento ad essi.

Questo si lega con un’altra frase che mi fa riflettere fin da quando ero ragazzo:

Tu hai diritto soltanto all'azione, e mai ai frutti che derivano dalle azioni.
Non considerarti il produttore dei frutti delle tue azioni, e non permettere a te stesso d'essere attaccato all'inattività.
-- Bhagavad Gita

La chiave sta nel desiderare ed agire senza attaccarci ai “frutti”.

Sento profondamente vera questa frase, riesco anche a viverla parzialmente, ma non riesco ad avere una visione chiara nella mia mente di questi concetti.

mat

lunedì, novembre 13, 2006

Attimi

Amo
il sole che nasce
tra i pini
la mattina.
Amo
il profumo
del bosco
dopo la pioggia.

mat

lunedì, novembre 06, 2006

Come acqua nell'acqua (2)

"Il miglior modo per conservare una goccia d'acqua e' versarla nell'oceano".

Ieri girovagando in una libreria ho letto nella cover di un libro sul buddhismo questa frase, che completa in modo incredibile il mio post precedente.

mat

domenica, novembre 05, 2006

Come acqua nell’acqua

L’anima del saggio è come acqua pura: non ha una forma propria, ma si adatta a qualsiasi forma. La luce la attraversa: illuminandola, ma senza diminuire di intensità. Nulla vi si può nascondere. L'anima del saggio è trasparente e non fa ombra a nessuno.
E' una come una sorgente fresca che dà gioia e ristoro a chiunque lo chieda.

Il corpo è come un vaso che racchiude l’anima.
Quando la vita muore, il vaso si rompe e l’acqua pura si versa nel mare, confondendosi con il tutto.
Nessun occhio potrà allora distinguere l’acqua del vaso da quella del mare, nessuna forza potrà più ricostruire l’anima trasformata.

mat

venerdì, novembre 03, 2006

Coffee Break (1) – Di che colore è …

Ho fatto questo gioco fin da piccolo. Bisogna guardarsi dentro, ma senza pensare e rispondere con la prima immagine che appare. È interessante come persone diverse associno colori diversi agli stessi concetti, mentre i colori rimangano (almeno per me) stabili anche con il trascorrere degli anni. Nel mio caso l’unico cambiamento riguarda dicembre, passato dal verde al blu.

Di che colore è …
gennaio: bianco sporco (come la neve?)
febbraio: verde scuro
marzo: grigio
aprile: arancione
maggio: rosso vivo
giugno: giallo (come le spighe mature?)
luglio: rosso sangue
agosto: tra blu e viola
settembre: azzurro chiaro
ottobre: rosso cupo
novembre: marrone
dicembre: blu scuro

lunedì: verde
martedì: rosso
mercoledì: blu-grigio
giovedì: rosso
venerdì: verde cupo
sabato: rosso scuro
domenica: gialla molto luminosa, quasi bianca

Mi piacerebbe che qualcuno facesse questo gioco con me qui sul mio blog.

Oltre i pensieri

Come da un’unica fiamma si sprigionano diverse scintille, così dall’unica verità nascono diversi pensieri.
Come scintille dalla fiamma, i nostri pensieri nascono, tracciano figure luminose nel vuoto, poi cadono a terra e si spengono.
Milioni di pensieri vagano nella nostra mente: imperfetti e stupendi.
Ogni pensiero è un frammento di cristallo, acuminato e tagliente. Ogni pensiero ci indica una direzione, ma non è che un riflesso parziale della verità e nessuna pazienza sarà mai in grado di ricomporre tutti i riflessi in un’unica immagine. Per questo motivo, quando arriviamo ai confini della nostra capacità pensare, dobbiamo

accettare invece di capire,
amare invece di giudicare,
rischiare invece calcolare.

Solo in questo modo potremo essere veramente persone.

mat

martedì, ottobre 31, 2006

Esplosioni di colore

"Imagination is more important than knowledge."
-- Albert Einstein


Immagino
spazi lontani
e silenziosi
dentro di me.
Ed ali colorate
di farfalla
per attraversarli.
Dolcemente
invento
mondi fantastici
ed esplosioni di colore,
che mi rendono
felice.

mat

lunedì, ottobre 23, 2006

Voglio essere come il cielo

All’inizio fu un piccolo pensiero: apparve per un attimo e subito scomparve.
Ero sulla cima di una montagna, il cielo era blu intenso sopra di me. Non c’era nemmeno una nuvola. Avevo 10 anni, ero felice e da qualche profondità dentro di me nacque questo pensiero: “Voglio essere come il cielo”.

Su un’altra cima, qualche anno dopo, il cielo era blu sopra il bianco del ghiacciaio. Sotto di me uno scivolo di ghiaccio ripidissimo e profondo scendeva fino al bosco, molti metri più in basso. Sopra di me qualche nuvola galleggiava nel vuoto cambiando continuamente forma. Io ero lassù, dove la terra finiva ed iniziava il cielo. Ero esaltato da una scalata molto difficile ed il pensiero ritornò, esattamente uguale alla volta precedente: “Voglio essere come il cielo”.

Un cielo grigio coperto di nuvole di pioggia sovrastava un mare cupo. Il vento forte spingeva le onde a frangersi rumorosamente contro gli scogli. Gocce di pioggia scendevano grosse profumando l’aria e nascondendo l’orizzonte. Ero triste e senza entusiasmo.
“Voglio essere come il cielo”. Ancora una volta questo pensiero mi penetrò profondamente.

A poco a poco, con il tempo capii.

Voglio essere come il cielo:
profondo, per poter arrivare a tutte le verità, anche quelle più lontane e nascoste,
trasparente per lasciar passare la luce del sole e delle stelle,
immobile per essere rifugio sicuro di chi ne avrà bisogno,
leggero, per non pesare sulle spalle di nessuno,
infinito, per poter scoprire sempre cose nuove dentro di me,
eternamente mutevole, per poter riflettere tutta la luce della vita,
vuoto per poter contenere e comprendere tutto.
E se qualche volta nuvole grigie mi avvolgeranno,
reali, ma immateriali,
voglio essere consapevole che sono destinate a dissolversi
mentre io ritornerò azzurro e trasparente.


… mi piacerebbe che qualcuno partisse da questi pensieri ed avesse voglia di approfondire queste immagini, magari potremmo rielaborarle più volte insieme, perfezionandole.

mat

giovedì, ottobre 19, 2006

Siamo ciò che pensiamo

Siamo ciò che pensiamo.
Tutto ciò che siamo è prodotto dalla nostra mente.
Ogni parola o azione
che nasce da un pensiero torbido
è seguita dalla sofferenza,
come la ruota del carro segue lo zoccolo del bue.

Siamo ciò che pensiamo.
Tutto ciò che siamo
è prodotto dalla nostra mente.
Ogni parola o azione
che nasce da un pensiero limpido
è seguita dalla gioia,
come la tua ombra ti segue, inseparabile.

--Dhammapada - I versi gemelli

mercoledì, ottobre 18, 2006

In prigione

La prima conoscenza da acquisire, dolorosa e reale, era quella della mia prigione. La prima realtà da sopportare era quella della mia ignoranza, della mia vanità, della mia pigrizia, di tutto quello che mi lega alla mia prigione.
-- Renè Daumal (La Conoscenza di sè)

Non ricordo quando ho iniziato a costruire la prigione dove ora vivo.
Ricordo però i primi mattoni: formavano un muretto basso, che delimitava me stesso dal resto del mondo.
Era comodo avere un confine: alcune cose stavano all’interno e dovevo occuparmene, altre stavano fuori e potevo ignorarle, almeno fino a quando non si avvicinavano troppo.
Non era un confine invalicabile: quando volevo, con un piccolo salto potevo scavalcare il muretto ed andare fuori. Era divertente, ma anche pericoloso: volte smarrivo la strada oppure facevo dei brutti incontri. Allora tornavo velocemente all’interno ed alzavo un po’ il muro: sarebbe stato stupido non proteggersi dai pericoli.
A poco a poco mi procurai un bel letto caldo, buon cibo, buon vino, bei vestiti, quadri, libri. Stavo veramente bene all’interno della mia prigione, così invece di uscire presi l’abitudine di guardare il mondo esterno dalla finestra.
Dentro la prigione ogni cosa è al suo posto: questo ordine mi dà sicurezza, perché lo conosco bene e posso muovermi anche tenendo gli occhi chiusi.
A volte mi viene la curiosità di sapere che cosa accade fuori, ma poi un po’ per pigrizia, un po’ per paura, un po’ per abitudine ed un po’ per mancanza di fantasia preferisco restare qui dentro al sicuro.

Viviamo in prigione quando siamo schiavi delle nostre abitudini, quando i nostri pensieri seguono sempre gli stessi percorsi, quando non abbiamo la curiosità di scoprire nuove strade, quando chiudiamo gli occhi per non vedere quello che non ci piace, quando ci rifugiamo nella razionalità, quando per paura non accettiamo di metterci in gioco un’altra volta, quando per mancanza di fantasia ci accontentiamo di quello che già conosciamo.

Non si vive male nella prigione (questo è il problema!), ma il nostro destino è diverso: viaggiare, scoprire, esplorare la nostra vita fino alle estreme conseguenze.
mat

lunedì, ottobre 09, 2006

Faticare senza scopo

Qui vicino c'è ancora una colonia di coltivatori che fanno crescere delle patate per nutrirsi allo scopo di avere le forze necessarie alla coltivazione delle patate.
-- Renè Daumal (La Gran Bevuta)


Sono andato a cercare questa frase in un libro letto più di vent'anni fa perchè oggi la mia vita la sento così.

mat

venerdì, ottobre 06, 2006

La freccia e la tigre

La freccia che avrebbe dovuto colpire una tigre, si dirige verso una mucca; ma il riconoscimento dell’errore mentre la freccia viaggia non impedisce ormai che gli effetti si compiano ugualmente. (Vivekacudamani – Samkara).

Quante volte il nostro presente è determinato dal passato: fatti, pensieri, abitudini costruite negli anni dirigono le nostre emozioni ed azioni. A volte penso che invecchiare sia proprio questo: essere schiavi del passato, nel senso di non vedere davanti a noi la scelta tra varie direzioni possibili, ma soltanto una strada, che ci sembra l’unica possibile a causa di tutti i condizionamenti accumulati dentro di noi.

La mente si plasma principalmente attorno ai nostri desideri, che quindi ci rendono ciechi di fronte alle “altre” possibilità di scelta che si presentano in ogni istante. E più forti sono i desideri, più essi plasmano la mente e ne restringono l’orizzonte (basta pensare ad esempio a quante possibilità di scelta abbia un drogato in crisi di astinenza). Al contrario una mente libera da desideri potrebbe quindi essere in grado di scegliere in ogni istante tra più strade e vivere quindi una vita più ricca.

La liberazione dai desideri può veramente portare alla gioia, come dicono pressoché tutte le grandi religioni?
E se sì perché noi continuiamo a cercare la gioia nella soddisfazione dei desideri?

mat

martedì, ottobre 03, 2006

Vagabondare nella mente

"Would you tell me, please, which way I ought to go from here?" Alice speaks to Cheshire Cat.
"That depends a good deal on where you want to get to", said the Cat.
"I don't much care where..." said Alice.
"Then it doesn't matter which way you go," said the Cat.
"... so long as I get somewhere." Alice added as an explanation.
"Oh, you're sure to do that," said the Cat, "if you only walk long enough."
(Alice's Adventures in Wonderland - Lewis Carroll)

Anch'io a volte riesco a vagabondare nel cielo dell'essere, libero da pensieri ed emozioni. Non posso avere una meta perchè voglio scoprire cose che non so.

A volte immagino la nostra mente come l'universo. C'è una parte ben esplorata, che ci riserva poche sorprese: è come il nostro sistema solare e qui vivono la maggior parte dei nostri pensieri ed emozioni.
C'è poi una parte poco conosciuta formata da altri sistemi solari lontani da noi e che possiamo vedere soltanto quando è notte e la luce degli eventi più vicini è attenuata. Qui ci sono le nostre sensazioni ed emozioni più profonde, incapaci di trasformarsi in pensieri compiuti.
Infine c'è il limite estremo dell'universo, che probabilmente risponde a leggi "fisiche" diverse da quelle che conosciamo. Immagino questo spazio buio, freddo, silenzioso e vuoto.
Ho la sensazione che quella sia la parte feconda dell'universo: in quel vuoto nascono tutti gli eventi. Alcuni di questi dopo un viaggio nello spazio-tempo attraverso percorsi imprevedibili giungono a manifestarsi nella nostra vita.
Altri, forse la maggior parte, si perdono nello spazio che noi non vediamo.


Questa notte è morta di cancro una mia collega di lavoro americana, una cara amica. La notizia è arrivata via e-mail, insieme alle indicazioni per il servizio funebre e la sepoltura. E' strano essere parte di una comunità così dispersa nel mondo, essere sempre in contatto nonostante le differenze di fuso orario e, come conseguenza, essere invitati ad un funerale in Georgia. La mail si intitolava: "With Simpathy: Amanda".

mat

venerdì, settembre 22, 2006

Dolore e Cambiamento

Ho letto che la sofferenza nasce dalla nostra incapacità di cambiare.

Non sono convinto che sia sempre così: sicuramente soffriamo quando cerchiamo di restare "attaccati" ad idee, emozioni ed abitudini mentre tutta la vita cambia (dentro e fuori di noi). Ma credo che la sofferenza abbia anche altre fonti.

Una prima domanda che mi pongo fin da quando ero un ragazzino ed a cui non so rispondere è se la sofferenza nasca dentro o fuori di noi. Io credo che in fondo la sofferenza, così come la felicità, dipendano più da noi, che dalle circostanze esterne: è infatti possibile trovare persone "esternamente" fortunate (cioè sane, ricche, ...) che però soffrono e persone "sfortunate" che sono invece felici (è chiaro comunque che essere felici quando si è in salute, ricchi, amati, etc. è molto più facile).

Allora forse la sofferenza, più che dalla nostra resistenza al cambiamento, nasce dalla nostra ignoranza ed incapacità di accettarci ed accettare la vita così com'è.
Forse se fossimo davvero in grado di "vedere" ogni evento inserito nel grande disegno della Vita, la sofferenza svanirebbe perchè capiremmo il senso di ciò che sta accadendo. Certo potrebbe rimanere il dolore (ad es. per le malattie), ma se ne andrebbero tutte quelle emozioni negative quali angoscia, rabbia, frustrazione, depressione, che alimentano la sofferenza.

D'altro lato però non mi sembra corretto pensare che tutte le cause della sofferenza nascano dentro di noi e che sia possibile e giusto eliminare tutta la sofferenza dalla nostra vita: non soffrire di fronte a certi eventi negativi estremi sarebbe saggio o disumano?

Da un punto di vista più pratico io penso che noi siamo naturalmente portati alla ricerca della felicità e quindi all'eliminazione della sofferenza ed in questo percorso chi si rivolge all'interno è probabilmente destinato ad avere maggior successo di chi cerca la felicità all'esterno.

Però forse l'eliminazione della sofferenza o il raggiungimento della felicità non sono lo scopo principale di questa nostra vita.

Le mie riflessioni devono prendere un'altra direzione, più profonda.
mat

martedì, settembre 19, 2006

Schema del nostro io


Da molto tempo mi attira l'idea di riuscire a disegnare uno schema dell' "io".
Questo è un primo tentativo di mostrare i tre livelli del nostro io: quello esterno, con il quale interagiamo con gli altri, quello più interno nel quale ci sono gli aspetti "profondi" della nostra vita ed infine quello centrale, dove in realtà il nostro io scompare per lasciare posto alla chiara luce.

mat

mercoledì, settembre 13, 2006

Scendere dal piedistallo

Ho visto un vecchio, magro, sporco, capelli lunghi, seduto a terra in stazione. Mi ha guardato negli occhi, tra la gente che passava indifferente.
Anch'io sono passato indifferente.
Più tardi ho letto alcune parole del Dalai Lama sulla compassione e sul fatto (ovvio) che tutti gli uomini sono uguali ed hanno la stessa aspirazione alla felicità.
Mi è tornato in mente quel vecchio ed ho cercato di "sentire" che nel profondo dell'essere, io sono uguale a lui. Non ci sono riuscito fino in fondo.
La difficoltà principale è probabilmente il fatto che io considero importanti una serie di traguardi che ho raggiunto (famiglia, lavoro, relazioni sociali, cultura, ...), mi considero bravo per essere riuscito a raggiungerli e dentro di me penso che tutto questo abbia più "valore" di una vita trascorsa sdraiato in una stazione a chiedere la carità.

Mi sono ritornate in mente alcune frasi di Teresa di Lisieux (in "Storia di un anima"): "Ho compreso che tutti i fiori che Egli (Dio) ha creato sono belli ... Ho capito che se tutti i fiorellini volessero essere rose, la natura perderebbe il suo aspetto ... la perfezione consiste nel fare la Sua volontà, nell'essere ciò che Lui vuole che noi siamo."

Come capire che tutti possiamo raggiungere la perfezione, magari chiedendo la carità in stazione?
Come intuire che siamo parte di un disegno più grande, dove la vita di un barbone ha lo stesso senso, la stessa importanza e la stessa dignità della mia vita?

Non è così facile scendere da un falso piedistallo.

mat

mercoledì, settembre 06, 2006

La mia morte

Il respiro è più faticoso e irregolare. Le inspirazioni sono corte. Prima di ogni inspirazione c'è una pausa ed il respiro sembra non venire mai.
Ho sempre meno energie, non riesco ad avere ossigeno a sufficienza: è come se stessi annegando, ma non riesco a dibattermi.
Oppressione.
La mia mente è oscura.
Sto perdendo la lucidità.
Vedo le immagini della mia stanza, ma ho momenti di buio.
Non riesco a combinare i pensieri.
Angoscia.
Non c'è più dolore, ma mi sento schiavo. Non capisco. Non voglio vivere questa situazione.
Il respiro è sempre più superficiale, cerco l'aria con tutte le mie forze, ma non riesco ad averne a sufficienza.
Qualcuno mi parla, ma è lontano e non capisco.
Provo a muovere una mano. Il movimento è scoordinato. Ricade.
Sono oppresso, schiacciato tra pareti troppo strette.
Si spengono i pensieri, non esistono più i nomi delle cose e delle persone.
Non esiste più nulla, se non le mie emozioni qui ed ora.
Il mio corpo è un oggetto inerte, non mi dà più sensazioni.
La vita fisica si sta dissolvendo.
Mi manca l'aria.
Non voglio vivere questa pena senza fine.

mercoledì, agosto 30, 2006

Siamo fiori

Siamo immagini di cristallo,
sogno della danza di Shiva.
Siamo attimi che scorrono
e frammenti d’infinito.
Siamo fiori
che sbocciano stupendi
danzando nel vuoto.

giovedì, agosto 24, 2006

Citazione - Dugpa Rinpoche

"Le grandi trasformazioni si compiono a piccoli passi. Posa una pietra al giorno, non abbandonare mai la tua costruzione e l'edificio si ingrandirà."
(Dugpa Rinpoche)

Come trovo lo scopo della mia vita?

Se (come ho scritto nel post precedente) lo scopo dell'esistere è esteso all'intero universo e lo scopo della "mia" vita, pur affondando le radici in questo scopo comune ed uguale per tutti, si differenzia da tutti gli altri e diviene unico, il solo modo per capire qual'è lo scopo della mia vita è quello di "guardare dentro me stesso" ("ascoltarmi", come dice Marina nel commento al post precedente). E nessuno può farlo al posto mio.

Quando è morto mio padre, io ho avuto chiara la percezione che le cose importanti in una vita siano soltanto due: l'amore dato e ricevuto e la conoscenza.

Ho dentro di me l'immagine che la nostra vita sia il percorso verso un cielo profondo dove scopriremo che conoscenza ed amore sono in fondo la stessa cosa e che i confini del nostro essere individuale non esistono più.

C'è per caso qualcuno che ha dentro di sè altre "immagini" riguardo lo scopo della vita ed ha voglia di descriverle?

Grazie, Mat

mercoledì, agosto 23, 2006

Citazione - Aurobindo

"C’è un’evoluzione ascendente nella natura che va dalla pietra alle piante, dalle piante all’animale, dall’animale all’uomo. Poiché l’uomo è, per il momento, l’ultimo stadio alla sommità dell’evoluzione ascendente, egli considera se stesso come lo stadio finale in questa ascensione e crede che non ci possa essere niente sulla terra di superiore a lui. In ciò è l’errore. Nella sua natura fisica è ancora quasi completamente un animale, un animale pensante e parlante, ma ancora un animale nelle sue abitudini e nei suoi istinti materiali. Indubbiamente
la natura non può essere soddisfatta con un tale imperfetto risultato; ella lavora per far emergere un essere che sarà per l’uomo ciò che l’uomo è per l’animale, un essere che rimarrà un uomo nella sua forma esterna e tuttavia la sua coscienza sarà molto superiore alla mente e alla sua schiavitù all’ignoranza."

(Sri Aurobindo)

C'è uno scopo nella vita?

La domanda è ovvia: tutti se la pongono prima o poi.
La risposta è più difficile e sicuramente ha sfumature diverse per ogni persona.

Il primo bivio:
Siamo nati casualmente, come il risultato di un evoluzione cieca e senza scopo oppure c'è un senso nella vita?

L'evoluzione cieca non mi soddisfa: non trova risonanza con i miei pensieri. Anche se questo non significa nulla (i miei pensieri potrebbero essere molto lontani dalla realtà), sento o forse voglio credere che un senso ci sia. (Altrimenti come si spiega la nascita dell'universo?)

Il secondo bivio:
Il senso della vita è limitato all'uomo o si deve estendere a tutti gli esseri viventi o meglio all'intero universo?

Io credo che l'uomo sia assolutamente inserito nell'universo e che non vi sia una discontinuità particolare tra l'uomo e gli altri esseri viventi e gli oggetti esistenti. E' chiaro che noi siamo diversi dai sassi, dalle piante e dagli animali, ma perchè la nostra vita deve avere un senso, mentre quella di un cavallo ad esempio no? In quel caso mi sentirei di affermare che il senso ce lo stiamo creando noi uomini ed è un'illusione della nostra mente. Quindi io credo che l'intero universo debba avere uno scopo, del quale noi siamo parte. Questa è un'affermazione forte perchè porta direttamente ad una delle varie religioni esistenti nel mondo.

Il terzo bivio:
Lo scopo della mia vita è uguale a quello degli altri esseri umani?

Qui la mia idea è più sfumata: ad un livello molto alto penso che lo scopo della vita sia lo stesso per tutti (può essere la salvezza, l'illuminazione, il progresso verso un mondo migliore, ...), ma da un punto di vista pratico, cioè nella scelta di quello che devo fare della mia vita per realizzarlo, sicuramente ognuno di noi deve percorrere una strada diversa ed unica (da qui deriva anche la profonda ed insuperabile solitudine di ogni persona).

Il viaggio alla ricerca del modo migliore di vivere la mia vita parte da queste convinzioni in parte razionali ed in parte di pancia.

C'è qualcuno che sta riflettendo su questi temi o sono pensieri inutili?

Nel frattempo la mia vita prosegue, sono ritornato al lavoro dopo le vacanze, con buoni propositi ed un sacco di cose da fare.
(Scritto dal treno, arrivando a Milano).

martedì, agosto 22, 2006

Alla ricerca di ...

... non so bene che cosa.
So soltanto che da quando ho superato i 40 sento che la mia vita ha bisogno di essere vissuta ancora più intensamente.
Non ho più la sensazione di un tempo infinito davanti a me, di poter raggiungere qualsiasi obiettivo, di poter correggere ogni errore e di ricominciare da capo ogni volta che voglio.

Il mio blog sarà la traccia del percorso che sto facendo per capire il senso della mia vita e per fare le cose che serviranno a realizzarla. Questo blog sarà dunque un viaggio, la cui meta non è ancora definita.

Spero che scrivere le cose mi serva per rifletterci e non perderne la memoria e che condividerle in un blog mi permetta di interagire con altri che stanno muovendosi nella stessa direzione.