venerdì, luglio 27, 2007

Rinascere - Un nuovo giorno

Oggi
sradico le mie radici.
Avevo sempre
immaginato
ferite e dolore.
Invece è facile
morire
tra i pini
e rinascere
libero
nel vuoto
dell’alba.

mat

mercoledì, luglio 25, 2007

Viaggiare dentro

"Assumi una mente
che non abbia dimora."
Sengai Gibon

domenica, luglio 22, 2007

Essere

"Be the change you wish to see in the world."
Gandhi

Ho letto per la prima volta questa frase domenica scorsa, poi l'ho ritrovata altre due volte in questa settimana.
Forse è arrivato per me il momento di rifletterci.

mat

domenica, luglio 15, 2007

Il secondo segno

Ero in volo per Parigi e quando è iniziata la di scesa, il comandante ha annunciato che c’era un problema tecnico per cui avremmo avuto un atterraggio d’emergenza all’aeroporto di destinazione, ci sarebbero stati i pompieri a bordo pista, ha raccomandato di seguire attentamente le istruzioni che ci avrebbero dato le hostess. Non ha detto altro.
Nell’aereo è sceso il gelo. Nessuno parlava.

Il io primo pensiero è stato: devo tirarmi fuori di qui. Non era possibile fare assolutamente nulla.

Allora ho pensato ai miei figli, a come sarebbe stata la loro vita senza di me (il primo pensiero ai figli: banale, ma reale).

Poi ho pensato che se quelli erano davvero i miei ultimi minuti di vita avrei dovuto forse pregare, ma non mi veniva nulla, forse ripensare alle cose belle della mia vita, forse fare un bilancio …

In realtà la mia testa era vuota e pensavo solo che entro pochi minuti avrei potuto morire bruciato: che questa volta era vero, non un pensiero teorico.
Immaginavo il mio corpo bruciare. Avevo le mani fredde ed una leggera nausea.

Ho pensato che tutte le cose dette (anche nel mio post precedente) sulla consapevolezza della nostra fragilità sono tutte fasulle: io non sono pronto a morire. Assolutamente no. Voglio vivere, con tutte le mie forze.

Il tempo non passava mai, io pensavo che avrei dovuto essere contento della lentezza, ma in realtà l’attesa senza poter fare niente era veramente dolorosa.

L’aereo si abbassava, si vedevano i campi, le strade, le automobili, tutte queste cose “entravano” dentro di me in modo particolare, con la sensazione che forse sarebbero state le ultime cose che avrei visto.

Nell’aereo tutti erano immobili e rigidi, nessuno era preso da attacchi di panico, tutti cercavano di guardare fuori dai finestrini.
Eravamo sempre più bassi. Raggiunta la pista, l’aereo è atterrato dolcemente ed ha proseguito la sua corsa frenando molto lentamente (ci hanno detto dopo che c’era un problema idraulico ai freni), quando finalmente si è fermato il comandante ha spento i motori e siamo stati circondati da mezzi dei pompieri.
Da quel momento tutto è tornato nella routine anche se abbiamo dovuto attendere un po’ per essere trainati fino al terminal.

Questa volta la sensazione che mi è rimasta è la voglia di festeggiare, di vivere intensamente. Mi sembra anche che sia stata la catarsi dalla sensazione di fragilità di sabato scorso.

Non capisco due cose:
1) perché l’altra volta che ho potuto “agire” per aiutare una persone che stava annegando ho riportato una sensazione di fragilità e questa volta che non ho potuto fare niente per sfuggire al destino ho soltanto la sensazione di voglia di vivere intensamente
2) cosa vuole dirmi la mia vita con questi due “segni forti” a distanza di una settimana l’uno dall’altro.

Ci rifletterò.

Domani mattina, prima di andare in ufficio, “urban jogging” alla Defense.

mat

lunedì, luglio 09, 2007

Sogni

Chi ha sogni piccoli, non può fare cose grandi!

... è sempre stato un mio pensiero.

In equilibrio instabile

Sabato ero al mare, sono andato a fare una nuotata al largo.
Un uomo mi seguiva ad una certa distanza. Quando ho iniziato a tornare verso riva, anche lui si è girato ed è tornato indietro.
La spiaggia era ancora piccola e lontana, quando ha iniziato a chiedere aiuto. Mi sono girato, sono tornato verso di lui, aveva bevuto e soprattutto si era impaurito. Annaspava, continuava a bere ed a chiamare aiuto.
Io nuoto bene, ma non conosco la tecnica per salvare persone. Mi sono fermato a circa due metri da lui, terrorizzato dall’idea che si aggrappasse a me e finissimo sott’acqua entrambi.
Gli ho parlato per tranquillizzarlo e gli ho detto di mettersi a morto, che l’avrei portato io a riva. Piano piano si è calmato, l’ho fatto attaccare ad un mio piede ed ho iniziato a nuotare verso riva.
Il mare era un po' mosso e quando eravamo nell'incavo dell'onda, la terra non si vedeva più. Procedevamo molto piano, per fortuna dopo poco si è ripreso ed ha iniziato a nuotare da solo. Nuotavamo piano, chiacchierando, mi ha detto di aver avuto paura, abbiamo parlato del mare, della fatica, con una strana intimità.
Arrivati a riva mi ha ringraziato e poi ci siamo separati.

La prima cosa che non mi aspettavo è che questa avventura mi ha lasciato un’ipersensibilità verso la tristezza: da allora mi sembra intollerabile pensare all’infinita sofferenza del mondo. Mi si blocca lo stomaco quando penso ai bambini che muoiono di fame, alle persone malate, a chi perde il lavoro e non sa come arrivare a fine mese …
Una spiegazione è che forse l’aver vissuto da vicino l’esperienza di quanto sia facile perdere tutto in un solo momento ha generato delle incertezze profonde nella mia mente e la consapevolezza della mia fragilità. Normalmente infatti considero la mia vita attuale solida e stabile, mentre l’esperienza di sabato mi ha dimostrato che in fondo stiamo sempre camminando su una corda tesa sopra un precipizio: un attimo e si vola via!
Banale a dirsi, ma viverlo davvero lascia dei segni profondi.

La seconda cosa strana e che anche quando avevo 22 anni ho contribuito ad aiutare una persona in difficoltà (su una parete di roccia quella volta) e nei giorni successivi l’unica emozione che mi era rimasta era un insieme di forza, non di fragilità!

mat